"La guerra non è un gioco per bambini. La guerra è una questione di ingegno, potenza bellica e capacità tattica. Non esiste che una partita a scacchi possa essere giocata usando pedoni anziani e alfieri che non si sono ancora levati il vizio. Fammi un favore nanetto, smettila di giocare e combatti come si deve, e muori come si deve!"
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₪Dati Anagrafici:
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Nome: Nemesis
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Età: 22 anni
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Città-stato: Harling
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Titolo Onorifico: //
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Organizzazione: //
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Descrizione fisica: Una corazza d'acciaio tenuta assieme da muscoli temprati da fiamme e sangue, alto circa 1,80 metri, macchiato da molte ferite che una soltanto può raccontare le memorie di una battaglia. Pallida la pelle lacerata, bianchissima la chioma che ribelle si spara all'indietro come un'istrice, coprendogli spesso il volto con lunghi e ribelli ciuffi. Il suo sguardo è penetrante e diretto, non lascia trapelare spesso le sue emozioni, il suo occhio destro è cremisi, mentre il sinistro è verde. Il suo abbigliamento è caratterizzato da un paio di stivaletti rossi, con la punta in ferro, coperti dai larghi pantaloni neri che ricordano quelli di un samurai. Il corpo è poi coperto da una bianca maglia, lunga oltre la vita e con le mezze maniche, coperto a sua volta dall'inseparabile cappotto , rosso come il sangue e munito di numerosissime cinghie. Le mani sono coperte da neri guanti che lo accompagnano sempre in battaglia.
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Descrizione psicologica: Il suo cuore è congelato da un passato innominabile. Una storia lunga e dolorosa, la sua mente ha assaporato la gloria, la caduta, l'amore e il tradimento, la vittoria e la sconfitta. Nella sua vita ha avuto occasione di provare innumerevoli emozioni, e questo lo ha portato a capire che non serve essere glaciale oppure troppo spensierato, la vita è fatta di equilibrio che va sempre mantenuto a prescindere dalla situazione. Conosce il rispetto e l'amicizia, disprezza il disonore e la vergogna. Sa divertirsi, ma non cerca a tutti i costi il divertimento. Ha finito le lacrime, il suo cuore non ha spazio per altre sofferenze e, forse, nemmeno per la felicità. Anima in pena, destinata alla solitudine, il suo più grande disprezzo va all'unica persona che ha avuto tutto ma non ha saputo conservare niente: se stesso. In combattimento ha un comportamento molto lunatico. Può passare dagli attimi di estrema serietà alla demenzialità più assoluta, non è raro vederlo ballare con la sua spada, o parlare con essa, chiamandola "Lady".
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Background: Lasciate che vi racconti della storia di un anima dannata, nata soltanto per soffrire e portare sofferenza. Chi era mio padre? Non ne ho idea, probabilmente era un predone, forse era un soldato fuggito dalla battaglia o magari era solo l'ennesimo bastardo che prende una donna e la mette incinta, per poi scappare senza lasciare traccia. Non odio mio padre, nemmeno conoscendolo probabilmente lo farei, ma detesto l'idea di non averne avuto uno. Mia madre? Nemmeno lei la conosco bene, so solo che l'ultima cosa che ha fatto è stato darmi al mondo nei pressi di un albero decaduto, nero come la pece, alla quale pendevano teste e frutti marci. probabilmente erano più marce le teste di quel ladri e assassini che non i frutto che inesorabilmente cadevano a terra diventando cibo per i vermi, e vermi erano i miei fratelli, poiché passai i primi tre giorni della mia vita nella merda di quegli esseri. Credetemi, più avanti avrei rimpianto quella merda, una volta di fronte a quella che gli uomini chiamavano realtà. Quando la mia gola fu colma del fango e non riusciva più a piangere per reclamare il dovuto cibo, i miei occhi decisero che se volevano sopravvivere avrebbero dovuto fare a modo loro. Nel momento in cui una carovana si portò vicino a quell'albero maledetto, io mi separai dal cadavere pieno di vermi di mia madre, avvicinandomi a quegli uomini con misericordia. Alcuni ebbero pietà di me, altri sdegno, non ero il ritratto della salute, in effetti. Mi prese una povera donna che aveva perduto suo figlio qualche giorno prima e trovai finalmente sazietà per la prima volta in vita mia. Quanto durò? troppo poco che io possa ricordare, la carovana fu attaccata e tutti morirono, persino la donna che mi aveva dato una speranza di sopravvivenza. I predono si ritrovarono con come unico superstite un bambino di un anno, dalla chioma macchiata di fango e dagli occhi di colori diversi. Per loro disgrazia ma per mia fortuna non ero nato femmina, altrimenti mi avrebbero cresciuto come la loro schiava, anche se la sorte non mi fu molto diversa. Mi accudirono come un bambino accudisce il suo primo tamagotchi, spesso restavo per mesi interi senza mangiare, saziandomi solamente dei loro scarti e dell'acqua piovana che ogni tanto mi dava la grazia di vivere. Passarono circa due anni, probabilmente si erano scordati che esistevo, dato che quando tornai dalla mia prima caccia nessuno mi riconobbe. Probabilmente era perché per la prima volta avevo bagnato la mia bianca chioma di qualcosa che non fosse misto alla terra. Non avevo un nome, ma con il grande numero di prede che riportai ottenni per la prima volta qualcosa che mi fece sentire parte di quelcos'altro: il rispetto. Il resto? Il resto non ha alcuna importanza.. Cosa ne è di me ora? Non è cambiato nulla in fondo... vago alla ricerca dell'unica cosa che non ho mai trovato nella mia vita: me stesso.
.: Segni Particolari: numerevoli cicatrici lungo il corpo, specialmente sul torso e sul braccio sinistro.
Occhi bicromatici, capelli bianchi.
""Questo è l'ultimo atto, il dado è tratto, la clessidra ha contato l'ultima goccia. Qualsiasi cosa tu voglia fare, rinucia, non c'è più tempo. Chiunque tu voglia uccidere, non illuderti, la tua spada si spezzerà!
? ₪Dati Personali:
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Equipaggiamento ed effetti personali:Vestiario, corda lunga 20 metri, orologio tascabile, torcia.
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Punti Vita: 10
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Danaro: 300